8. Enrico, il lombrico
"Enrico, spegni quel computer e dammi una mano: dovresti andare a comprare la farina per preparare la crostata".
"Ok mamma, vado con lo skate-board così faccio più in fretta! Oggi piove: il clima ideale per stare all'aria aperta". Enrico Vermetti era un lombrico cicciottello con due grandi occhi color nocciola e abitava con la sua famiglia in una galleria sotterranea che avevano scavato i suoi antenati sotto un tombino nella via principale del paese.
"Stai attento caro, ricordati di attraversare la strada sulle strisce pedonali! Vai nel negozio di fronte, da Jonny".
Pioveva a dirotto. Enrico afferrò il suo ombrello colorato e si diresse verso il negozietto. Canticchiava una canzone di Ligabue a bordo del suo skate-board facendo peripezie da acrobata, quando una macchina sgommò sul terreno bagnato e il povero lombrico andò a sbattere contro il suo skate-bord. Fu scaraventato a pancia in su sopra il tetto di un taxi in coda e perse i sensi. Era talmente cicciottello che riuscì anche ad ammaccare la capote di quell'auto tra le urla arrabbiate del conducente!
Una tortora bianca e grigia, ...
(continua in "Mi rifugio in una favola")